Milano: riders indisciplinati un pericolo pubblico per la circolazione

C’è un aspetto su cui tutti concordano nella polemica sulla riduzione del limite di velocità a 30 km/h in numerose strade di Milano a partire dal 1° gennaio 2024: almeno ci saranno meno pericoli di incidenti provocati dai riders.

Tutti gli automobilisti e i motociclisti di Milano – ma il problema riguarda anche altre città – sono alle prese con questo grave problema. I riders che trasportano cibo per conto delle multinazionali del delivery rispettano sempre meno i semafori e i segnali stradali; non solo quelli che viaggiano in bici (i ciclisti già sono tra i più indisciplinati) ma anche chi utilizza scooter trasgredisce non poco.

La foto, scattata in una serata di gennaio su Viale Umbria, è solo una delle testimonianze dello stato di illegalità delle strade milanesi. I riders devono consegnare il cibo nel più breve tempo possibile e non si fermano quasi mai ai semafori, a volte sorpassano i veicoli in modo balordo rischiando di provocare incidenti con danni per loro stessi e per i malcapitati automobilisti o motociclisti che se li vedono spuntare all’improvviso ad ogni incrocio.

Secondo i dati di Areu Lombardia, a Milano nelle serate di venerdì e sabato gli incidenti che coinvolgono monopattini e bici rappresentano oltre il 50% del totale; non è dato sapere quanti siano i ridersi in bicicletta, ma a giudicare dai pericoli potenziali non si esclude che siano una buona fetta di quel 50%. E purtroppo sono diversi i ricoveri in codice rosso.

Il problema è legato ai tempi frenetici del lavoro dei riders, molti dei quali cittadini extracomunitari che si guadagnano a fatica tra i 40 e i 50 euro al giorno ; per riuscirci devono effettuare numerosissime consegne e per raggiungere un numero elevato devono farlo nel minor tempo possibile. Di sera, con moderati livelli di traffico, è più facile passare col rosso e ridurre i tempi, ma al di là degli sgargianti colori degli appositi contenitori di cibo (blu acqua, giallo, arancio) la probabilità di non essere visti dai veicoli in transito resta alta.

E’ per questo che a giudizio di molti a Milano sarebbe necessario un piano traffico più completo che riveda tutte le modalità e che, anche attraverso lavori complessi, garantisca piste ciclabili protette, incroci meglio canalizzati e altre soluzioni che tengano conto del rivoluzionato modo di essere sulle strade. L’esempio emblematico è quello di viale Monza: nel 2020 è stata realizzata la pista ciclabile che però non è protetta, prevede rientri al centro della carreggiata a causa di strisce blu, incroci e fermate del bus, spesso mettendo a rischio l’incolumità dei ciclisti, già di per sé un po’ indisciplinati.

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