Stazione AV di Afragola: storia di un successo inatteso

Sono passati ormai 7 anni dall’apertura della stazione AV di Napoli Afragola. E il bilancio è positivo, forse addirittura oltre le attese di molti. Quando fu progettata e poi inaugurata nel 2017 alla presenza dell’allora premier Gentiloni erano tanti gli scettici nonostante la bellezza architettonica del progetto curato dallo studio londinese di Zaha Hadid.
A Napoli già l’avevano classificata come “è bell ma nun abball”, ovvero è anche esteticamente piacevole ma non servirà. E invece serve una popolazione di oltre due milioni di abitanti sparsi in un’ampia porzione dell’hinterland napoletano e non solo, serve a tanti emigrati anche di fuori provincia che magari arrivano in tarda serata e si fanno prelevare dai parenti evitando di farli arrivare in auto fino a Napoli Centrale.
L’utilità della fermata di Afragola è testimoniata dal crescente numero di auto nel parcheggio e dal crescente numero di passeggeri in attesa sui binari. Al momento sono 17 i treni Italo che partono ogni giorno da Afragola in direzione Milano (16 il sabato, 18 la domenica), addirittura 24 quelli di Trenitalia (18 il sabato, 19 la domenica).

L’opera fu completata nel 2017 con quasi 9 anni di ritardo rispetto ai tempi inizialmente annunciati all’allora Governatore Antonio Bassolino, afragolese doc e grande promotore dell’iniziativa. Anche per questo i detrattori non furono pochi: il personaggio era piuttosto divisivo avendo dominato la politica campana per un quasi un ventennio. E molte critiche arrivarono anche da sinistra: una ricerca su Google mostra in primo piano un articolo de “Il Manifesto” risalente alla settimana dell’inaugurazione; il titolo lascia poco spazio ai dubbi: “Ad Afragola l’hub del mistero: 32 treni al giorno spersi nel vuoto“.
I dubbi erano legittimi perché la stazione non è collegata alla linee ferroviarie ordinarie e si temeva potesse restare isolata: non ci si rendeva conto invece che tanti lavoratori pendolari tra Roma e Napoli vivono in provincia e lasciano l’auto nel grande parcheggio per poi spostarsi; altri si fanno accompagnare o prendere in stazione grazie ad una viabilità secondaria trafficata ma comunque capillare nell’area acerrana e nei paesoni dell’hinterland Nord che va dal Giuglianese a Pomigliano, senza trascurare Caserta. Se si aggiunge il particolare che da Afragola a Roma Termini si impiega meno di un’ora, l’utilità è palese.
L’interno dello scalo è un po’ dispersivo, ricordando in parte le due nuove stazioni di Bologna e Reggio Emilia AV. Ma anche sotto questo aspetto la situazione è in miglioramento. Un passo fondamentale potrebbe essere il collegamento con la Circumvesuviana, i cui lavori di realizzazione sono in partenza; senza ritardi – purtroppo una costante della Campania – potrebbe essere completato nel 2027 rompendo l’isolamento su ferro e contribuendo a rendere Afragola un caso quasi unico in Italia. Il paragone con Milano Rogoredo e Roma Tiburtina non regge perché entrambe sono collegate da linee urbane della metro e perché si trovano all’interno dei territori dei capoluoghi; Napoli Afragola è invece qualcosa di profondamente diverso che risponde anche alle esigenze di un territorio quasi unico nel suo genere in cui il capoluogo può vantare solo un terzo degli abitanti della sua ex Provincia amministrativa (1 milione su 3), contro circa la metà di Milano (1 milione e 400mila su 3) e Roma che è quasi coincidente con il territorio della Capitale.

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